Dott. Walter Insegno  Dott. Walter Insegno


Diagnosi Prenatale
Test di Screening Prenatale
NIPT (non invasive prenatal test)
   
 
Lo studio del DNA fetale (più precisamente placentare) circolante nel sangue materno (non invasive prenatal testing – NIPT) é un recente esame prenatale non invasivo che valuta la presenza di aneuploidie fetali solamente relative ai cromosomi 21, 18, 13 ed ai cromosomi sessuali (X e Y).
Durante la gravidanza alcuni frammenti di DNA della placenta circolano nel sangue materno. Il DNA fetale è rilevabile sin dalla quinta settimana di gestazione, la sua concentrazione aumenta nelle settimane successive e scompare dopo il parto. La quantità di DNA fetale idonea per eseguire il test è riscontrabile dalla decima settimana di gravidanza in avanti. Il test si esegue mediante il prelievo di un campione ematico (10 cc di sangue periferico) della gravida da cui viene isolato il DNA fetale presente nel circolo materno che viene analizzato al fine di determinare la presenza di eventuali anomalie dei cromosomi. Occorre ottenere una certa quantità di DNA se no il test è da considerarsi nullo. Inoltre la scarsa presenza di Dna nel sangue materno sembra essere più frequente dove sussistano effettivi problemi fetale.
La risposta viene fornita in 8-10 giorni lavorativi ed è estremamente affidabile, in quanto ha un’attendibilità superiore al 99% nel rilevare le Trisomie 21, 18 e 13, e del 95% per rilevare la monosomia X con percentuali di falsi positivi inferiori allo 0,1%.
Il test prevede, inoltre, la determinazione del sesso fetale, utile alla gestione di eventuali malattie genetiche legate al sesso.
Questa tecnica è, al momento, indicata in :
  • gravidanze singole nelle quali è sconsigliabile la diagnosi prenatale invasiva (elevato rischio di aborto spontaneo, gravidanze derivanti da fecondazione assistita),
  • positività ai test di screening del primo o secondo trimestre,
  • pazienti considerate comunque ad alto rischio,
  • pazienti che richiedono una attendibilità maggiore rispetto al test di screening del primo trimestre (99% per la S. di Down contro il 90%)
L’utilizzo delle cellule fetali ottenute dal sangue materno per lo screening di anomalie genetiche e cromosomiche non deve essere proposto quale alternativa alla diagnosi prenatale invasiva che rimane, ad oggi, l’unico strumento per accertare l’intero cariotipo fetale anche ai fini dell’eventuale interruzione della gravidanza, e non sostituisce, per l’elevato costo, lo screening combinato del primo trimestre.
Questo esame inoltre non fornisce informazioni su altre patologie cromosomiche diverse da quelle sopra citate (ad esempio le traslocazioni, le delezioni, i riarrangiamenti ecc.). Si tratta comunque di un test di screening molto accurato per la ricerca delle trisomie 21, 18 e 13, ma non di una diagnosi di certezza. L’ecografia del primo trimestre rimane, comunque, un momento insostituibile del percorso della gravidanza ed integra questa analisi fornendoci ulteriori elementi di conoscenza.
Infatti le gravidanze con riscontri ecografici suggestivi di patologie fetali dovrebbero essere studiate con altre indagini, quali lo studio del cariotipo fetale con villocentesi od amniocentesi. I dati in letteratura indicano che uno dei limiti della metodica è rappresentato dalla presenza di mosaicismi a bassa percentuale e dalla possibilità che la quantità di DNA fetale circolante non sia sufficiente ad ottenere un risultato (ciò accade dall’1 al 5% delle gravidanze e soprattutto nelle donne obese ed afro-caraibiche). Si è visto inoltre che in questo 5% si hanno i maggiori risultati patologici se indagati in altro modo.
Si tratta, quindi, di un test di screening di seconda linea  molto attendibile che consente di ridurre drasticamente il numero di procedure invasive ma richiede un’attenta consulenza genetica e la diagnosi prenatale invasiva tramite villocentesi o amniocentesi per la conferma nel caso risulti positivo. 

PERTANTO:
  1. Lo screening prenatale non invasivo basato sul DNA (NIPT) non è un test diagnostico. Il test verifica la possibilità che il feto sia affetto dalle più comuni aneuploidie, con una specificità e sensibilità superiori rispetto allo screening non invasivo combinato (TN+PAPP-A/ßHCG). Il NIPT definisce su base probabilistica la presenza nel feto di una specifica patologia indagata. Pertanto, ogni risultato positivo deve essere confermato con una tecnica invasiva tradizionale (villocentesi / amniocentesi).
  2. Il test deve essere preceduto da un’ecografia e dalla consulenza pre-test, che ha il compito di illustrare il significato del test e tutte le opzioni alternative disponibili per il monitoraggio della gravidanza. Prima del test deve essere acquisito il consenso della donna.
  3. In almeno il 2-4% dei casi, il campione acquisito non è idoneo ad essere refertato. Per essere affidabile il risultato deve essere ottenuto a partire da una percentuale di DNA fetale libero non inferiore al 4% del totale del DNA libero presente nel plasma materno. 
  4. L’indagine è al momento mirata e validata per le principali aneuploidie autosomiche (T21, T18, T13). Le anomalie cromosomiche indagate riguardano solo una parte delle aberrazioni cromosomi che possono eventualmente essere presenti nel feto.  Il NIPT può essere effettuato sulle gravidanze gemellari bigemine, anche dopo eventuale donazione dei gameti. 
  5. Un risultato indicativo di una “bassa probabilità di trisomia” deve essere considerato, di massima, rassicurante per la donna, in considerazione dell’elevata specificità del test e del suo elevato valore predittivo negativo. Il risultato dello screening fa comunque riferimento alle caratteristiche genetiche del citotrofoblasto (placenta) che, in rari casi, possono essere discordanti rispetto a quelle del feto (discrepanza feto-placentare).
  6. Il NIPT non è sostitutivo e perciò non evita di effettuare le altre indagini cliniche, laboratoristiche e strumentali che fanno parte integrante del monitoraggio della gravidanza.
 

 

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