Dal ginecologo si va o per un problema o per prevenzione. Nel primo caso c’è un motivo, piccolo o importante, che spinge la donna a chiedere il parere e l’aiuto dello Specialista. Nel secondo caso, un po’ per paura, un po’ per le nozioni apprese da amiche, parenti, colleghe o dai media, decide di prendersi cura di sé e accetta di fare dei controlli in pieno benessere per assicurarsi del suo stato di salute e per sottoporsi a controlli per la prevenzione e per la diagnosi precoce di malattie importanti. La visita ginecologica appartiene a quel gruppo di visite che nessuno vorrebbe mai fare, come quella dal dentista, o per problemi anali e urologici. Si avverte, infatti, una sorta di violazione della propria intimità oltre alla paura pura e semplice di provare dolore. Innanzitutto occorre capire che il lettino ostetrico è strutturato in modo che siano possibili al medico i classici tempi della visita e cioè l’ispezione, la palpazione. Occorre guardare con gli occhi e poi palpare ciò che gli occhi non possono vedere, come gli organi interni, utero e ovaie ed eventuali tumefazioni che interessino la pelvi. La pelvi è quel distretto anatomico situato in basso, al di sotto dell’addome, dove risiedono vescica, organi genitali e la parte inferiore del tubo digerente. Riuscire a rilassarsi gioverà al medico e alla paziente. Il primo apprezzerà meglio tutti i segni possibili, mentre la paziente potrà avvertire di meno il fastidio dell’esplorazione. Quando la paziente si contrae o si oppone, il medico sarà costretto inizialmente a un’esplorazione più energica, fino a dover rinunciare se la paziente diventerà particolarmente insofferente e agitata, tanto da non tollerare ulteriori manovre. Gran parte della paura di questa visita deriva dal non sapere in cosa consiste e nell’immaginare solo un’immensa sofferenza, oltre al senso di vergogna. Cerchiamo allora di illustrare come si svolge una visita in modo da eliminare almeno la paura di ciò che non si conosce: il ginecologo attento farà precedere la visita dall’anamnesi, cioè dalla raccolta dei dati che riguardano la vita della donna, con particolare riguardo ai segni propriamente a carico della sfera genitale. Domande tipiche sono l’età, eventuali malattie, interventi chirurgici, allergie, precedenti malattie, dei genitali e non, la storia ostetrica, cioè le mestruazioni, le gravidanze e il loro esito. Ma anche tutti i controlli ginecologici e strumentali già effettuati, come radiografie, ecografie, e altro. Tutto questo è fondamentale perché aiuterà lo specialista a orientare meglio le sue indagini e a valutare meglio i segni che potrà rilevare. Per esempio la data dell’ultima mestruazione potrà già orientare per una possibile gravidanza o meno. Sanguinamenti anomali, al di fuori delle mestruazioni, o altre perdite e il loro collegamento con la data del ciclo, sono anch’essi oggetto di attenta valutazione. E’ bene che non nascondiate nulla al medico, lasciate che sia lui a valutarne l’importanza. Non avvilitevi se vedete che il medico tende a minimizzare qualche segno che a voi sembra importante. Faccio un esempio: molte donne descrivono con eccezionale precisione il colore e le sfumature delle perdite mestruali, oppure il ritmo e la durata, specie se hanno avuto per anni mestruazioni ultraregolari. In questi casi l’angoscia è grande, mentre si tratta il più delle volte di semplici aspetti disfunzionali del fenomeno dell’ovulazione, che in qualsiasi donna può avere qualche incertezza, senza che questo nasconda necessariamente un fatto patologico. Al contrario qualche segno importante magari viene taciuto, come difficoltà nella minzione, o dolori durante la defecazione. Il colloquio serve anche a creare un momento di feeling e di empatia che possa far nascere una fiducia reciproca fra la paziente che chiede aiuto e il medico che intende farlo con professionalità e passione. Qualche battuta e qualche divagazione breve possono essere d’aiuto. Adesso è il momento della visita e dell’aspetto clinico. Aiuto la paziente a sistemarsi sul lettino. Le faccio sistemare le gambe, una di qua e una di là, e le dico di star tranquilla. Indosso i guanti e mi siedo sullo sgabellino per eseguire l’ispezione, cioè guardo i genitali esterni, tutte le pieghe, l’area ano-genitale, alla ricerca di eventuali arrossamenti, o lesioni, caratteristiche di eventuali perdite, ecc. E’ un momento che non provoca nessun dolore, ma molte saltano non appena sentono un minimo contatto delle dita, utilizzate solo per divaricare le grandi labbra per esporre le aree più nascoste. E’ questo il momento di essere particolarmente delicati per non evocare movimenti e contrazioni di opposizione. Dopo questa fase si esegue l’esame con lo speculum, uno strumento costituito di due valve simili a una conchiglia. Io in genere lo lubrifico un po’ con del gel o anche semplice acqua. Viene inserito in vagina delicatamente. Quando la paziente si mostra particolarmente terrorizzata, glielo mostro per rassicurarla che è uno strumento piccolo, sterile e abbastanza delicato. Una volta inserito in vagina, viene divaricato proprio come le valve di una conchiglia, allo scopo di mettere in evidenza le pareti della vagina e il collo dell’utero che e’ situato in fondo. E’ l’unico modo perché tali strutture siano visibili e quindi ispezionabili. Questo è anche il momento in cui si esegue il paptest. Una volta ben visibile il collo dell’utero, con una spatolina e uno scovolino si striscia dolcemente sulla superficie e nel canale cervicale, per prelevare le cellule dell’esocollo e dell’endocollo, cioè le due componenti cellulari da sottoporre all’esame dell’anatomopatologo. Non s’impiega più di 30 secondi e quindi vi invito a non temere che il paptest comporti chi sa quale dolore o sacrificio in più. Dopo l’esame con lo speculum viene effettuata la vera e propria visita ginecologica, cioè l’esplorazione bimanuale. Cercherò di palpare gli organi interni, essenzialmente l’utero e le ovaie, per accertarmi della loro normalità o per apprezzare eventuali tumefazioni e irregolarità. La paziente spesso riferisce dolore in determinati punti, sui quali presterò particolare attenzione. La visita ginecologica può essere integrata da un controllo del seno, a discrezione della paziente e del ginecologo stesso. La visita in tutto dura non più di 6 o 7 minuti, spesso anche meno, quando non vi sono particolarità o problemi di difficile soluzione. Al termine illustrerò alla paziente le mie osservazioni e l’orientamento diagnostico. Spesso la visita da sola è in grado di fornire una diagnosi, ma talvolta è necessario integrarla con esami strumentali, di cui il più comune è l’ecografia, meglio se per via transvaginale. Dopo quindici giorni si avrà il risultato del paptest che potrà essere del tutto negativo, cioè buono oppure dubbio, tanto da richiedere ulteriori esami come una colposcopia. Il risultato, una volta valutato, viene spedito direttamente all’indirizzo lasciato dalla Paziente in sede di anamnesi. Durante la visita ginecologica, se la paziente ritiene che sia il suo metodo contraccettivo adeguato, si può inserire il dispositivo intrauterino (IUD) che le permette di evitare una gravidanza indesiderata. |
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