Gli obiettivi del controllo della gravidanza fisiologica che a rischio sono essenzialmente due:
I mezzi utilizzati per il raggiungimento di tali obiettivi sono costituiti dal controllo periodico della gestante, dall'educazione sanitaria della donna e dal supporto psicosociale alla stessa. Il primo controllo sarà incentrato principalmente sulla raccolta dell'anamnesi: per prima cosa si cercherà di definire l'epoca gestazionale (ultima mestruazione, presunta data del concepimento), poi si raccoglieranno l'anamnesi familiare della donna e del partner (è importante chiedere sempre le cose che difficilmente vengono dette spontaneamente, come la presenza fra i familiari di anemia mediterranea, di diabete, di portatori delle più svariate malattie, ecc.), l'anamnesi personale della donna e del partner (per diabete, ipertensione, patologie cardiovascolari, renali, storia di ripetute infezioni urinarie, ecc.), quindi l'anamnesi ostetrica (gravidanze, parti, aborti, interruzioni volontarie di gravidanza, ecc.). Sarà importante anche valutare le condizioni socioeconomiche e le abitudini di vita, come abitazione, fumo, tossicodipendenza, lavoro (riguardo a quest'ultimo va ricordato che quello dannoso per la gravidanza non è solo quello che comporta fatica fisica o quello che espone a sostanze tossiche, ma anche quello stressante della manager). Per quanto riguarda i controlli successivi, lo schema generalmente seguito è il seguente:
In particolare, nella raccolta dell'anamnesi, si dovrà indagare sull'eventuale presenza di: sanguinamento vaginale, attività contrattile, perdita di liquido amniotico per rottura delle membrane (sia per rotture evidenti, sia per rotture alte con piccola quantità di liquido perso), cefalea, disturbi della vista, vomito, dolori addominali, febbre, riduzione dei movimenti attivi fetali, disuria (solo la pollachiuria è normale in gravidanza e non deve essere accompagnata da altri sintomi). L'esame obiettivo deve essere accurato e completo, segnando i valori di volta in volta per poter fare un confronto. Si dovranno controllare: peso, altezza, pressione arteriosa (misurata da seduta dopo 10-15 min di riposo), edemi, varici, lesioni da grattamento (spesso primo segno di colestasi per il prurito che ne deriva). L'esame obiettivo va poi proseguito dal punto di vista più strettamente ostetrico, con l'applicazione di uno speculum per l'esplorazione della portio (specialmente se la donna non ha mai fatto il PAP test), l'esame batterioscopico se c'è leucocituria (perdita di leucociti con le urine) (perché le infezioni in gravidanza possono essere causa di parto pretermine ed anche a 36 settimane sono comunque pericolose per il bambino), la valutazione del volume uterino (consistenza, lunghezza, dilatazione del collo), dei campi annessiali (non si dovrebbe sentire nulla), del bacino. Le manovre di Leopold costituiscono poi un utile complemento alla visita ostetrica, soprattutto a fine gravidanza. Infine si ascolta il battito cardiaco fetale e si chiede alla donna se avverte i movimenti attivi fetali. La corretta nutrizione in gravidanza La corretta nutrizione della mamma comincia prima del concepimento. Una corretta nutrizione della donna in gravidanza incide sulla salute del nascituro con effetti anche nella vita adulta. Durante la vita fetale, infatti, stimoli esterni come l’alimentazione materna possono avere un’influenza anche nel lungo termine. Quali sono le regole per una corretta nutrizione in gravidanza? Anche se una donna ha una buona alimentazione le sue esigenze nutrizionali cambiano nel periodo gravidico. Il fabbisogno calorico in gravidanza aumenta, ma soltanto nella misura del 10% circa, mentre cresce molto di più il fabbisogno di oligoelementi e micronutrienti necessari per lo sviluppo del feto. Ad esempio il fabbisogno di acido folico, di vitamine del gruppo A, B e D aumenta del 50%, mentre il fabbisogno di ferro addirittura raddoppia. Pertanto occorre migliorare la qualità della dieta, riducendo le “calorie inutili” e aumentare l’apporto dei nutrienti importanti per lo sviluppo del feto. Considerato inoltre che la quantità di micronutrienti contenuti negli alimenti si sta riducendo è meglio privilegiare alimenti integrali e a km zero in quanto sono meno trattati e quindi meno soggetti a processi di impoverimento. Alcuni studi hanno addirittura dimostrato che chi mangia cibi integrali a km zero presenta meno rischi di sviluppare preeclampsia. Quali sono i più frequenti errori alimentari che si commettono in gravidanza? In generale, soprattutto nelle giovani, sta diminuendo la dieta mediterranea, che secondo alcuni Studi condotti nel nord Europa ridurrebbe il rischio di parto prematuro. Questo fenomeno per assurdo riguarda anche l’Italia, patria della dieta mediterranea. Ben tre studi (di cui due riguardano la Sicilia) hanno dimostrato che il 100% delle donne in età fertile ha valori di folatemia inferiori ai livelli considerati ottimali per iniziare una gravidanza. Ciò conferma la necessità di cominciare la supplementazione di acido folico almeno due mesi prima del concepimento, in modo da favorire il raggiungimento di livelli ottimali sin dall’inizio della gestazione, fattore importantissimo per ridurre il rischio di malformazioni del feto. Eppure in Italia solo il 40% delle donne che programma una gravidanza assume acido folico. Una supplementazione nella dose di 400 microgrammi al giorno non ha infatti controindicazioni anche se protratta nel tempo. È importante tenere sotto controllo il ferro. La sua carenza in gravidanza può avere come conseguenza un ritardo di crescita intrauterina mentre più a lungo termine si possono manifestare problematiche cognitive e comportamentali. Il ferro è inoltre importante soprattutto nell’allattamento perché la donna tra la gravidanza e il parto ne perde molto. Pertanto se i livelli di ferritina sono bassi occorre valutare la necessità di una supplementazione. In che modo l’alimentazione della madre in gravidanza influenza lo stato di salute del bambino anche nella vita adulta? Sempre più dati ci dicono che il periodo di vita fetale, a partire dal concepimento, rientra in quelle finestre critiche in cui stimoli esterni come l’alimentazione materna possono avere un’influenza anche a lungo termine. Carenze o eccessi nutrizionali sono in grado di influenzare non solo i processi di sviluppo e crescita intrauterini ma anche l’espressione genica del feto, con effetti quindi anche dopo 30 o 40 anni. Ad esempio studi dimostrano che i bambini nati da mamme che hanno carenze di ferro in gravidanza hanno maggior rischio di sviluppare autismo. Altri studi hanno indagato il rapporto tra grassi omega 3 e valori medi cognitivi. Il corretto apporto di omega 3 si raggiunge assumendo 1-2 porzioni di pesce alla settimana; questo è stato anche dimostrato prevenire il rischio di parto prematuro nelle donne a rischio. In che modo una corretta alimentazione della madre può prevenire il rischio-obesità nel bambino? Studi dimostrano che un eccesso di nutrienti e un inizio di gravidanza in sovrappeso sono fattori di rischio. Occorre quindi ottimizzare il peso prima del concepimento. Se la donna parte da una situazione ottimale l’aumento di peso deve oscillare tra 7 e 15 chili, ma se parte da sovrappeso non deve superare i 5. Le 5 regole d’oro per la mamma
Per saperne di più ho messo in allegato facilmente scaricabile un interessante Studio dell’Università degli Studi di Milano – Dipartimento di Scienze Cliniche – a cura della Prof.ssa Cetin, che a mio avviso merita una attenta lettura: |
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